Cantare in coro porta bellezza e speranza. Nei giorni dell’emergenza italiana del coronavirus, esce su YouTube il video del progetto “La speranza si canta in 1000”. Da Forlì un forte messaggio con i bambini di dieci scuole primarie della città
Tu spiegalo a un bambino: uscito all’inizio di marzo un video su Youtube per diffondere Speranza. A cantare sono 1000 bambini tra 8 e 11 anni, di quaranta classi di dieci scuole primarie della città di Forlì. Questi i numeri dei piccoli partecipanti al progetto “La speranza si canta in 1000”, partito lo scorso ottobre, sotto la guida degli artisti ed educatori della Compagnia “Quelli della Via”. Ne abbiamo parlato con Paolo Baccarini, educatore e musico-terapeuta, nonché ideatore e regista di questo bel progetto.
Ci puoi raccontare come nasce “La speranza si canta in 1000”?
L’idea nasce a luglio 2018, dall’incontro con un bimbo africano che mi confida di avere paura del mondo. In casa sente dire che il mondo è razzista e mi chiede che cosa vuol dire. Rimango travolto nel mio quotidiano fatto di certezze e mi dico che certe domande non devono abitare il cuore di un bimbo di 8 anni. Matura in me l’idea di un percorso che coinvolga tanti bambini.
Ad ottobre 2019 parte ufficialmente il progetto “La Speranza si canta in 1000” in 40 classi di 10 scuole primarie di Forlì. Per due mesi ogni settimana ci incontriamo durante l’orario scolastico, noi educatori con i bambini e le insegnanti per fare insieme, piccoli e grandi, un viaggio alla scoperta della diversità. Ogni classe fa esperienza di relazione ed integrazione attraverso l’ascolto, le attività laboratoriali, la lettura e riflessione del testo, imparando a stare insieme anche attraverso il canto corale. Tutto il progetto è una testimonianza di bellezza e di speranza. Uno sguardo diverso sul mondo, capace di scorgere unicità e ricchezza dietro ad ogni diversità.
Il filo conduttore è il canto. “Tu spiegalo a un bambino”: un brano inedito, scritto a quattro mani con Prince, amico nigeriano, che parla proprio di questi temi.
Quindi il canto come strumento educativo…
Si crediamo molto nel canto corale. Con il canto si impara a stare insieme, si crea unità immediata, si abbattono le barriere, veicolando messaggi importanti. Nel brano del progetto siamo riusciti ad arrivare a tutti, anche attraverso lingue differenti: italiano, inglese
Lingua dei segni? Di cosa si tratta?
Anche questo nasce dall’incontro con una diversità: la presenza, fra i 1000, di due bimbi non udenti. Quello che all’inizio appariva un ostacolo, (il progetto nasce come percorso sul canto) è diventata una risorsa di incredibile portata: tutti i bambini, mentre cantavano, hanno segnato il ritornello in lingua LIS. E la scoperta di questa affascinante lingua, che attiva anche la parte di movimento corporeo, è qualcosa che resta impresso nella memoria: una mamma mi ha raccontato che suo figlio, udente, a casa voleva far sentire il canto, ma non ricordava né testo, né musica. E allora si è messo a segnarlo nella lingua dei segni, commuovendo mamma e famiglia! La ricchezza di un percorso davvero per tutti va oltre quanto pensiamo!
Il progetto si è concluso il 3 dicembre scorso con un concerto di tutti i 1000 bambini al Palazzetto dello sport di Forlì. Durante l’evento abbiamo inciso la canzone, realizzando un video, a testimonianza di tutto il percorso svolto. E proprio il canale video sta permettendo a questo messaggio e a questo canto di andar oltre i confini della nostra città.
A tre mesi di distanza l’uscita del video sul canale Youtube…
Abbiamo deciso di uscire su Youtube con “Tu spiegalo a un bambino” proprio nei giorni in cui l’Italia sta affrontando l’emergenza del coronavirus. Desideriamo
La Compagnia “Quelli della Via”, di cui tu sei il regista, quando nasce?
Siamo nati ufficialmente come compagnia nel dicembre 2016 a Forlì, con il desiderio di portare bellezza,
Qualche anticipazione per il futuro?
A breve uscirà una versione del video cantato dai bambini in lingua LIS. Stiamo anche realizzando un cortometraggio che racconterà lo svolgersi del progetto con interviste, una sorta di appassionante “dietro le quinte”.
Come una candela accende un’altra e così si trovano accese migliaia di candele, così un cuore accende un altro e così si accendono migliaia di cuori. (Lev Tolstoj)
di Chiara Dal Canton