Raccontato alla cittadinanza lo scorso 29 dicembre presso il Teatro dell’Oratorio Salesiano cittadino, il progetto di vita di Salvina Miano ha accompagnato i presenti in un’atmosfera surreale, impregnata di ricordi, speranza, professionalità e persistenza. Immagini, musica, testimonianze si sono alternate ad un’emozionante intervista al M° Salvina, fondatrice del coro di voci bianche nel 1999.
Ancora studentessa, la ragazza barcellonese 25enne diplomata in pianoforte, fidanzata con Salvatore Perdichizzi, oggi suo marito e braccio destro nella sua attività, vuole diventare una valida insegnante di pianoforte, ma la sua formazione musicale la conduce ad esplorare inaspettatamente il mondo della coralità per bambini.
A Salvina Miano chiediamo:
Tutto inizia durante un viaggio, come un sogno in quel settembre 1999 tutto appare come possibile. Salvina, puoi raccontarci i primi passi prima di mettere su la tua scuola di canto corale? Possiamo definirla così?
Nel settembre del 1999 sono andata a Jesolo per partecipare al corso di Musica per bambini tenuto da Nicola Conci e Eleonora Dal Bosco; ero motivata, molto curiosa ma soprattutto inesperta. Affermare che intrapresi quel viaggio con l’idea che a breve avrei formato un coro di bambini sarebbe poco veritiero; ma dopo un’intensa settimana di lezioni, concerti, incontri e confronti tornai a Barcellona piena di entusiasmo e determinata a mettere subito in pratica quanto avevo appreso. Ed è così che il 28 settembre del 1999 un nutrito gruppo di bambini prese parte alla prima lezione di coro. Il corso mi aveva fornito informazioni chiare sull’attività didattica e sulla sua organizzazione, ma altrettanto evidente era stata la loro non facile adattabilità. Il sostegno della mia famiglia e la fiducia dei genitori, pronti a collaborare, mi ha permesso di affrontare le inevitabili difficoltà di ogni inizio.
In questi venti anni, quali musicisti hanno contribuito alla crescita significativa del coro?
Sicuramente Nicola Conci, fondatore dei Minipolifonici ed esperto di didattica e vocalità infantile. Quando l’ho conosciuto a Jesolo, nel 1999, Conci aveva concluso da qualche anno la sua esperienza come direttore del coro di voci bianche della Scala di Milano. Questo incontro è stato determinante per far maturare in me l’idea di far musica con i bambini attraverso il coro. Il maestro Conci ha sostenuto poi il coro nell’intraprendere e affrontare progetti sempre più ambiziosi; soprattutto ci ha incoraggiati ad avviare, nel 2007 i corsi di propedeutica e formazione musicale.
Determinante rimane inoltre, per noi, la collaborazione con Chiara Biondani, direttrice della Scuola di Musica “Celestino Eccher” di Cles: resta per me tutt’ora un esempio a cui ispirarsi, una professionista che ha raggiunto con il suo coro importanti risultati in campo musicale e nel contempo dirige una delle più importanti e prestigiose scuole di musica del Trentino.
Due maestri che mi hanno trasmesso le loro competenze fornendomi innanzitutto gli strumenti per aprirmi a nuove esperienze formative.
Sapresti brevemente riassumermi i momenti più emozionanti di questi venti anni?
Momenti emozionanti sono stati sicuramente tutti quelli legati a eventi che hanno richiesto particolare studio e dedizione: non posso non ricordare l’orgoglio di esibirci con il coro a Jesolo, nel 2005, traguardo a lungo sognato e troppe volte rinviato; i gemellaggi con il coro di Cles, in Trentino e nella nostra Sicilia e i risultati conseguiti ai numerosi concorsi corali Tra questi, sicuramente la vittoria al Concorso Internazionale di Arezzo nel 2018.
Abbiamo avuto modo di apprezzare i risultati raggiunti dall’ensemble vocale Sirókos. Cosa si prova a constatare che i propri allievi sono cresciuti così bene?
Veder crescere e diventare autonoma “una propria creatura” è sicuramente un’emozione forte. È quanto è accaduto in questi ultimi anni con la formazione dell’Ensemble vocale Sirókos, diretto da Santi Castellano, un gruppo dove coesistono stimoli musicali e un’amicizia consolidata negli anni. Ancor più gratificante è vedere che alcuni Piccoli Cantori sono ormai divenuti docenti e collaboratori della nostra scuola di formazione corale e musicale e che si sono affermati come coristi e cantanti in importanti compagini corali, senza mai trascurare di lavorare con entusiasmo nel gruppo in cui hanno mosso i primi passi.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Nei prossimi mesi il coro parteciperà ad un Concorso internazionale all’estero, un evento prestigioso che presenteremo a breve alla città e alla stampa. Nello stesso tempo stiamo avviando collaborazioni per valorizzare il patrimonio musicale siciliano. Valorizzazione della nostra identità culturale e apertura al mondo corale internazionale nello stesso tempo.
E se dovessi immaginare la più alta ambizione, come vedresti il tuo coro da qui ad altri vent’anni?
Il progetto più ambizioso per i prossimi anni è sicuramente quella di sognare e realizzare un’idea condivisa da tutte le persone che costituiscono questa realtà corale: un sogno non più personale ma “corale”. Per questo stiamo lavorando con entusiasmo ad un progetto pluriennale che coinvolgerà l’intero territorio e che vedrà la luce nei prossimi mesi.
Mi si chiede di tornare a sognare: allora auguro al coro di diventare la punta di diamante di un vasto organismo che promuove cultura musicale di alto livello, pur mantenendo le caratteristiche di sano ambiente di crescita che lo hanno contraddistinto in tutti questi anni.
Perché un genitore dovrebbe far provare un bambino a cantare in un coro?
Ogni bambino dovrebbe far musica perché essa contribuisce allo sviluppo di competenze cognitive sociali ed emotive ormai riconosciute. Il coro, in particolar modo, è il contesto ideale per costruire quelle competenze sociali e relazionali che la società richiederà ai nostri ragazzi in maniera sempre più pressante. In coro si impara a condividere, ad ascoltare, a superare insieme i propri limiti.
Tu hai creduto nella bellezza di un sogno e stai facendo la tua parte, raggiungendo risultati significativi. Per chi non è addetto ai lavori, qual è il massimo che ci si può aspettare da un coro?
Personalmente non ritengo si possa pensare ad un coro come ad un gruppo sportivo che si cimenta in campionati mondiali e olimpiadi per sancire il suo primato a livello nazionale o internazionale.
Competizioni di indiscusso livello per i cori sono certamente i concorsi legati al Gran Premio Europeo di Canto Corale – Arezzo, Tours, Varna, Debrecen, Maribor, Tolosa: questi concorsi mettono a confronto realtà del panorama corale internazionale valutate da giurie di altissimo livello.
Ma il valore di un coro si giudica anche dalla capacità di garantire risultati nei decenni, anche con organici diversi. Ciò è particolarmente vero con un coro di voci bianche che rappresenta una continua evoluzione e ricostruzione.
Se dovessi parlare a un giovane di oggi che ha un sogno in un cassetto, cosa gli trasmetteresti?
L’incoraggiamento e l’augurio più grande: coltivare sempre il proprio sogno con entusiasmo e con tanta passione. È la passione che permette di continuare ad andare avanti negli inevitabili momenti di difficoltà. E aggiungerei, realisticamente… “prepararsi a lavorare con assiduità e senza ricercare scorciatoie”. Per soddisfare sè stessi prima degli altri.